Howard Carter: la scoperta della tomba di Tutankhamon

“Riesci a scorgere qualcosa? Sì, sto vedendo cose meravigliose!” Queste sono le famose parole di Howard Carter nel momento in cui scoprì la tomba di Tutankhamon nella Valle dei Re.

Il 26 novembre 1922, l’archeologo ed egittologo britannico Howard Carter, con una candela in mano, fece un minuscolo foro sulla porta di una tomba. Diede la sua prima occhiata, sbirciò attraverso una piccola fessura, vide per la prima volta il contenuto della tomba di Tutankhamon. Questa fu una scoperta eccezionale e leggendaria che attirò l’attenzione di tutto il mondo. La scoperta di una tomba intatta appartenente al faraone della XVIII dinastia, il “re ragazzo” Tutankhamon, fu un momento indimenticabile.

Tutankhamon
All’interno della tomba di Tutankhamon

Nel decennio successivo, Carter e la sua squadra scavarono intorno alla tomba che conteneva il corpo mummificato del faraone, trovarono dipinti nei muri, oggetti religiosi e svariati oggetti la cui credenza era che accompagnassero il re nell’aldilà. Howard Carter, l’archeologo che fece questa monumentale scoperta, nacque a Kensington ed era figlio di un artista chiamato Samuel Carter. Nella sua giovinezza ebbe problemi di salute che lo portarono ad andare via dal rumoroso trambusto di Londra. Si recò a Norfolk, a vivere dai parenti e a studiare privatamente.

Da ragazzo trasse beneficio nel vivere vicino a Didlington Hall, una villa nella zona appartenente alla famiglia Amherst. All’interno della casa c’era un’impressionante collezione di manufatti egiziani che suscitarono nel giovane Carter un notevole interesse per l’argomento e che durò poi per tutta la vita. Il padre aiutò Howard Carter a sviluppare le competenze richieste per l’egittologia. Con l’assistenza dell’Egypt Exploration Fund, nel 1891 venne invitato insieme a Percy Newberry per uno scavo delle tombe di Beni Hasan. L’Egypt Exploration Fund venne fondata nel 1882 prevalentemente per svolgere studi e scavi archeologici in Egitto e in Sudan. Tra le numerose scoperte archeologiche, spicca il busto di Nefertiti. Il giovane Carter continuò ad imparare e a lavorare sotto la guida di Flinders Petrie ad Amarna e di Henri Édouard Naville, con i quali intraprese uno scavo nel tempio di Hatshepsut.

Howard Carter
Howard Carter

Nel 1899 gli venne offerta una posizione di rilievo come ispettore capo del Servizio delle antichità egiziane. In questo nuovo lavoro, Carter assunse un ruolo di primo piano nella supervisione di una serie di scavi, incluso quello di Tebe. Poi nel 1905, avvenne uno scontro tra guardie egiziane e turisti francesi. L’insurrezione avvenne a Saqqara, un luogo di sepoltura dell’antica capitale egiziana di Menfi. Carter valutò la situazione e si schierò con le guardie egiziane. Ma lo scontro si intensificò e portò ad un’inchiesta conosciuta come l’affare di Saqqara. A seguito di questa controversia scelse di dimettersi dal suo incarico. Dopo due anni, Carter venne presentato a Lord Carnarvon che diventerà poi famoso per il suo sostegno fiscale che permise a Carter di scoprire la tomba di Tutankhamon nella Valle dei Re.

Tutankhamon
Lord Carnarvon

Appassionato di egittologia, si avvalse dell’esperienza di Carter e fornì il sostegno finanziario necessario per cercare la tomba di Tutankhamon. Sulla base di una raccomandazione, Carnarvon ritenne che Carter possedesse i metodi e le tecniche necessarie per i numerosi progetti di scavo da lui finanziati. Nel 1907 iniziò la collaborazione, con Carter assunto come supervisore principale degli scavi di Lord Carnarvon. Nel 1914, lo scoppio della Prima guerra mondiale bloccò i lavori e la collaborazione con Carter che trascorse gli anni della guerra lavorando nel servizio diplomatico. Durante questo periodo lavorò sia come corriere che traduttore, ma alla fine del 1917 poté finalmente riprendere la sua attività di archeologo. Da diversi anni fece diversi scavi, tra l’impazienza di Lord Carnarvon per la mancanza di scoperte. Carnarvon informò quindi Carter su una eventuale decurtazione del sostegno finanziario, se non si fosse trovato nulla. Carter tornò quindi nel sito della Valle dei Re e rivalutò una fila di capanne su cui alcuni anni prima svolse un’indagine. Chiese ai suoi dipendenti di rimuovere le capanne e le macerie sottostanti.

Il 4 novembre 1922 un ragazzo che trasportava dell’acqua fece una scoperta sorprendente inciampando su una pietra. Non si trattava di una qualsiasi pietra: era infatti l’inizio di una scalinata. I gradini conducevano a una porta decorata con sigilli e geroglifici. Carter ne capì immediatamente l’importanza e chiese che la scala fosse coperta, in modo tale da non rivelarne la scoperta. Informò Carnarvon inviandogli un telegramma e due settimane dopo, il 23 novembre, arrivò nel luogo, desideroso di scoprire i misteri che si nascondevano dietro la porta sigillata. Il 26 novembre 1922 furono fatti i primi passi verso la scoperta della tomba di Tutankhamon. Con molta attenzione e utilizzando uno scalpello, Carter fece un piccolo foro nell’angolo in alto a sinistra della porta. Usando una candela che fece luce, sbirciò attraverso la piccola fessura sulla porta e rimase stupito nel vedere gli abbaglianti tesori d’oro che luccicavano verso di lui. Questo era il momento decisivo della sua carriera. Il resto, come si suol dire, era storia per Carter, Lord Carnarvon e il resto del mondo archeologico.

Tutankhamon
Lord Carnarvon, Lady Evelyn Herbert e Howard Carter

Nelle settimane e nei mesi successivi, sotto l’occhio vigile di Pierre Lacau, direttore del Dipartimento delle Antichità d’Egitto, ebbe luogo una catalogazione precisa dell’anticamera. In questo periodo Lord Carnarvon e sua figlia Lady Evelyn Herbert furono assidui visitatori della camera funeraria. Dopo un laborioso e intricato lavoro, il 16 febbraio 1923 Carter aprì la porta sigillata, rivelando per la prima volta il sarcofago di Tutankhamon. Questa sorprendente scoperta venne resa ancora più speciale dal fatto che si è rivelò una delle tombe faraoniche più intatte della Valle dei Re.

Tutankhamon
Howard Carter esamina il sarcofago di Tutankhamon

Non passò molto tempo e il sigillo fu rotto rivelando il contenuto. Carnarvon e Carter non furono tanto d’accordo sulla gestione della tomba da parte delle autorità egiziane. Il battibecco portò infatti ad una chiusura temporanea, ma ben presto Carnarvon si scusò e continuarono i lavori sulla tomba. Questa fu però l’ultima scoperta per Lord Carnarvon, che morì il 5 aprile 1923 dopo aver contratto un avvelenamento del sangue. Seguirono le voci di una maledizione. L’attenzione della stampa di tutto il mondo andò fuori controllo. Vennero diffuse le più disparate speculazioni su una presunta maledizione inflitta a chiunque si avventurasse nella tomba del faraone. Negli anni successivi, la leggenda della maledizione guadagnò terreno, poiché alcuni membri della squadra morirono in circostanze misteriose. Mentre alcuni definirono il tutto come una sciocchezza, altri cominciarono a credere nella maledizione, alimentando ulteriori voci.

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La maschera funeraria di Tutankhamon.

Nel frattempo, a Carter fu permesso di continuare a lavorare nel sito e continuò a catalogare migliaia di oggetti conservati all’interno della tomba. Dopo aver completato questa laboriosa catalogazione, si ritirò e scelse di diventare un collezionista di antichi manufatti. Continuò a trascorrere il resto della sua vita nei musei e a tenere conferenze, ispirando e accendendo l’interesse per l’Egitto e Tutankhamon. Successivamente, con il crescente interesse per l’Antico Egitto, la speculazione sulla maledizione della tomba continuò a circolare, tra artisti del calibro di Arthur Conan Doyle che raccontavano alla stampa di uno “spirito malvagio” ” che proteggeva la mummia. Malgrado ciò, nella tomba non fu mai trovata nessuna prova di una simile maledizione. Mentre molti protagonisti coinvolti negli scavi vissero una lunga vita, la storia della maledizione della mummia sopravvive ancora oggi.

Nel 1939, dopo aver contratto la malattia di Hodgkinson, morì anche Howard Carter, dopo aver dedicato gran parte della sua vita alla scoperta di Tutankhamon, il suo epitaffio, una citazione dalla Coppa dei Desideri di Tutankhamon, appare come una dedica appropriata per un uomo che scoprì l’ultima dimora di un re leggendario:

“Che il tuo spirito viva, che tu possa trascorrere milioni di anni, tu che ami Tebe, seduto con la faccia rivolta al vento del nord, con gli occhi che contemplano la felicità”.

 

Riferimenti
  1. Amici della Scienza – La grande Sfinge di Giza – 28 ottobre 2023
  2. National Geographic – Pitture rupestri del Sahara: l’arte del Tassili n’Ajjer – Hugo Alexander van Teslaar; 30 marzo 2020

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